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domenica 20 novembre 2011

"Il conto delle minne" - Una ricetta siciliana e femmina -


La sicilianità è femmina e a farne un bel romanzo è una siciliana. Giuseppina Torregrossa, medico e scrittore, nel 2009 ha pubblicato un lungo racconto di donne intriso di potente femminilità: “Il conto delle minne”, ristampato in edizione tascabile, o economica, il che nell’attuale contingenza non guasta. Eppure il libro descrive molte figure d’uomo, ahimè, non proprio all’altezza delle loro a volte avvenenti, sempre appassionate compagne.
Il “conto” nella lingua siciliana è il racconto, ma è anche la conta matematica. Il titolo si legge in due forme, quindi: il racconto di Agatina e della sua famiglia, saltando avanti e indietro, tra nonni e avi, maschi e femmine ardenti, superstiziosi e originali.



lunedì 20 giugno 2011

non "fatemi" confusione!

Di solito comincia di mattina presto. Mi sveglio di un umore cattivo,  tanto che il caffè sa di amaro nonostante la dose abbondante di zucchero e latte. Non durerà tutto il giorno, spero! Passo dal cucinino al bagno al corridoio al divano senza approdare a nulla di concreto, solo voli pindarici di come potrebbe essere, come potrebbe andare, cosa si potrebbe fare.Queste elucubrazioni della parte più superficiale del cervello trovano l'appoggio incondizionato di una famiglia che finchè dorme beatamente o partecipa a

domenica 8 maggio 2011

LES PETITES BATONS DE TURIN

Nella seconda metà del 1600, il fornaio di Casa Savoia, Antonio Brunero da Lanzo Torinese, inventò il grissino.
Il geniale panificatore creò questo alimento, oggi popolarissimo in tutto il mondo, su suggerimento del medico di corte, tal Teobaldo Pecchio, il quale, narra la leggenda, non sapeva più a che santo votarsi per fare mangiare il piccolo Vittorio Amedeo II, che, si dice, stesse morendo d'inedia poichè non riusciva ad alimentarsi.
Molto probabilmente il principino era solo viziato e i due, nel tentativo di risolvere un problema per entrambi ostico, estrassero dal loro cilindro la classica "genialata".
Perchè di questo si trattò: non solo il principe non morì, divenendone ghiotto, ma  il successo del grissino fu particolarmente rapido, sia per la maggiore digeribilità rispetto al pane comune, sia per la possibilità di essere conservato anche per diverse settimane senza alcun deterioramento.

mercoledì 4 maggio 2011

Ricordo di Maggio e crostata di fragole.

Quattro Maggio di un tempo imprecisato, indeciso anche. La giornata comunque era  al momento tiepida e il sole alto tra rare nuvole dai riflessi di topazio. Alberto non aveva avuto  molto tempo e troppo ne aveva già sprecato, pensava. Nonostante le premesse si muoveva lentamente cercando di ricostruire i fatti scansando le emozioni. L'ultima volta che l'aveva vista le era sembrata meno bella di come la ricordava e i suoi discorsi meno interessanti. Aveva cercato di superare la noia pensando ad altro mentre lei parlava e rideva imbarazzata dalla sua consistente indifferenza. Era piuttosto automatico evitare di  guardarla sovrapponendo all'immagine presente l'altra lei, quella dei brividi lungo la schiena e degli appuntamenti improvvisi.

martedì 5 aprile 2011

Chiedo scusa (da D a G). Non riesco a mantenere le promesse

In questi ultimi giorni ho fatto promesse che non ho mantenuto, e le ho fatte ai miei amici.Sono davvero mortificata. La prima,  era quella di costruire una mia-storia-ricetta da una piccola storia. L'altra era quella della ricetta ultra light per la mia amica che vuole stare a dieta (come me) anche se non ne ha bisogno (come me). So di deludervi e di avervi già deluso, ma per oggi l'ispirazione è altra: la Pasqua, con l'aria tiepida e il sole di primavera (speriamo) e una ricetta tipica delle mie zone e che si serve preferibilmente la domenica della festa. Non è la storia di G e nemmeno la ricetta leggera per D. Oltretutto non c'è nemmeno la storia, ma la preparazione di questo piatto è talmente impegnativa che bisogna proprio raccontarla.

mercoledì 16 marzo 2011

CARCIOFI ALLA CAVOUR


La finestra del Cambio di fronte al tavolo
dove abitualmente sedeva Cavour
"Oggi abbiamo fatto la storia e adesso andiamo a mangiare.” Questa celebre frase pronunciata da Cavour nell'aprile del 1859, dopo aver letto il proclama di guerra contro l’Austria, lascia intendere tutto lo spirito di questo diplomatico abilissimo, appassionato di buona tavola oltre che di buona politica. Dal suo tavolo al Ristorante del Cambio, situato di fronte a palazzo Carignano, sede del governo e, dal 17 marzo 1861, del primo parlamento dell' Italia unita, Camillo Benso Conte di Cavour osservava tutto. L’andirivieni dei clienti e quella finestra di Palazzo Carignano dietro alla quale, fra carteggi ed incontri con i diplomatici, tesseva la tela per il futuro d’Italia.
Cavour, il Conte Camillo Benso, al Cambio era di casa tanto da diventarne l’emblema. Al punto che ancor oggi il suo posto abituale è indicato da una targa e nastri tricolore.
Il Conte abitava da quelle parti, a pochi metri c'è palazzo Cavour, dove, pochi mesi dopo, il grande statista morì, a soli 51 anni, lasciando senza guida il nuovo stato italiano. E fu, a posteriori possiamo ben dirlo, un bel guaio.

giovedì 10 marzo 2011

Tunnina

Il tonno, cucinato in vari modi,  è uno dei piatti preferiti a casa mia. Abbiamo il mare nel DNA. Anche se nati e cresciuti nell'unica provincia siciliana che ne è priva  le origini palermitane si fanno sentire prepotentemente.
La "tunnina" è un piatto cha appartiene alla mia infanzia e al ricordo dolcissimo della mia nonna
Una donna molto bella e brava anche in cucina.
Ne ricordo ancora il profumo  di colonia  Jean Marie Farina che in cucina si mescolava all'odore della cannella dei ravioli di ricotta e al pomodoro e menta della "tunnina"

sabato 5 marzo 2011

ROSSO LANGAROLO

Pocapaglia, piccolo paese di quelle Langhe, mirabilmente descritte da Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, è nota soprattutto per le rocche, voragini e burroni  in mezzo ai quali si ergono torri naturali di tufo, che rendono il paesaggio, come scriveva Italo Calvino,  fiabesco.
Qui ancora si raccontano leggende di strani personaggi  ai quali venne attribuita la causa di alcuni fatti inspiegabili.
Qui si racconta ancora la leggenda della Masca (strega, in dialetto) Micilina, una donna vissuta trecento o quattrocento anni fa.
Secondo la leggenda era piccola, deforme, piena di bitorzoli, con la bocca sdentata, e camminava curva, aiutandosi con il bastone, con cui disegnava strani mulinelli pronunciando parole misteriose.

Vago ricordo

ho un vago ricordo della  torta salata che si mangiava a casa della signora Enrica nel periodo natalizio. Da noi, giù al sud (siamo sempre a sud o a nord di qualcosa) durante le feste di Natale si usa organizzare "le giocate". Il chè consisteva, all'epoca della mia giovinezza,  nell'invitare quanta più gente possibile (almeno 40 persone), offrire un rinfresco e mettere il tappeto verde sul tavolo del soggiorno.
Non mi piaceva giocare a carte, però la torta salata, della quale non ho un ricordo preciso, era davvero buona, e valeva la pena di sottoporsi al fastidio di giocare, o, perlopiù,  assistere alle giocate natalizie pur di averne un pezzetto.
L'altra sera, di fronte alla prospettiva di ingollare dei cuori di carciofo bolliti, mi è venuta in mente quella pizza, o torta salata, e, seppure in una personale e, con tutta probabilità, anche parziale interpretazione, ho provato a ricrearla. alla fine il risultato è stato abbastanza vicino all'originale della signora Enrica (che ringrazio), e, tutto sommato, discreto.

lunedì 21 febbraio 2011

Un commento senza ricetta. Grazie Sig. G.

Ho visto una ragazza ferma su una scalinata, pensierosa, forse girata verso il giorno prima. No, non la si poteva distogliere. Allora mi sono incuriosito, ed ho guardato anche io a ieri. Mmm una bella giornata dopotutto il sole in alto, la brezza sul viso, lo sguardo si posa sulle cose amichevoli. Si ieri e' stato un bel giorno, ma che aveva di speciale? Forse era il giorno...
Era solo quel giorno, quel momento unico,  speciale.
Non ho più la stessa sensazione, forse solo perché non ho il tempo e la voglia di sedermi di nuovo su uno scalino freddo e guardare, guardare senza pensare, senza pensare al tempo.
Ero incuriosito.

domenica 20 febbraio 2011

La Domenica di G.

Oggi è Domenica. Ho aperto solo un occhio, l'altro resta a poltrire, complice una lacrima che asciugatasi ha creato il famoso "effetto lago salato". Cavolo, la pallavolo. Stamattina c'è la partita e Andrea gioca! Mi alzo e per poco non inciampo incrociando malamente le gambe per la fretta. Corri  lavati vestiti svegliati sveglialiiii!. Siamo in ritardo porc... miseria. Altro non dico per non urtare le orecchie della mia tenera consorte che appena sveglia non sopporta il mio alito e le mie parolacce (santa donna!).

giovedì 17 febbraio 2011

Una torta a forma di cuore

Una settimana del mio tempo e il libro di ricette di fronte agli occhiali da lettura
e al  cervello da adolescente nel fisico degli 'anta, un po' provato

Avevo il  sogno. Il sogno è qui (pensavo) pericoloso come una saetta,
morbido e docile come un panino al latte (il sogno)
appeso al filo virtuale di un telefono cellulare

Aspettavo un segnale, anche dal bluetooth

venerdì 11 febbraio 2011

LA ZINGARA

Alba, la capitale delle Langhe, è una città fondata dai romani (Alba Pompea). Da molti, non a torto, è considerata una delle capitali del buon vivere.
Perchè si mangia bene e si beve meglio.
E' una città da visitare per le bellezze storico artistiche, per il carattere gioviale e ospitale degli albesi (l'eccezione che conferma la regola che descrive, a ragione, i piemontesi come chiusi e poco comunicativi), per apprezzare il tartufo e soprattutto per assistere allo spettacolare Palio degli Asini che è davvero molto divertente.

martedì 8 febbraio 2011

Sabato pesce! (con foto di crostaceo)

Il sabato è la giornata dedicata al pesce (a casa mia) e  inizia così: sveglia alle sette, per fare da "sveglia" al figliolame che si deve recare a scuola, visto che dalle nostre parti la settimana corta e il tempo pieno sono speranze ormai vane. Finalmente alle otto riesco a cacciare fuori figliole e legittimo (consorte) che mi abbandona alle mie faccende con l'ultima frase, sempre la stessa: lo facciamo il pesce?. Ogni volta impiego  circa trenta secondi a connettermi con  il significato della frase: - fare il pesce, ovvero imitare il piccolo Marx (il pesce rosso di famiglia) che scuote beato le pinne e boccheggia nella sua vaschetta? Poi mi ricordo! E' la frase che apre il Sabato.Vuol dire che devo  semplicemente recarmi  in pescheria e procurarmi,   dietro il  pagamento di considerevole somma di denaro,  una quantità di pesce pari a quella occorrente a sfamare circa 10 persone. Il compito non finisce qui, si tratta di tornare subito dopo   a casa, pulirlo e cuocerlo e di solito sono due buste con  almeno tre tipi diversi di pescato che necessitano, è ovvio,  di almeno tre  cotture differenti.
Facciamo, puliamo, cuciniamo sono verbi coniugati alla prima persona plurale, chissa perchè poi, in cucina sono sempre  sola!

lunedì 31 gennaio 2011

manomissione delle ricette

Mio marito mi ha accusato di manomettere la cucina, ed attraverso queste manipolazioni-manomissioni, di dissacrare tradizioni e sapori. Mi ha accusato di  eccessiva "modernizzazione", con conseguente  depauperamento della cucina tradizionale.
Il riferimento è alla soppressione della frittura, che ho bandito dai miei fornelli qualche anno fa, se non per qualche raro breve excursus dettato da reale necessità (tipo fritto misto calamaro e gambero). La frittura si è trasformata in fornfrittura (frittura al forno) e si è prestata a varie applicazioni che, senza presunzione alcuna, ritengo financo degne di nota.

giovedì 27 gennaio 2011

Anna Frank: le ultime righe del "Diario"

 "Ho molta paura che tutti quelli che mi conoscono così come sono sempre scoprano che ho anche un altro lato più bello e più buono. Temo che mi prendano in giro, mi trovino ridicola, sentimentale e non mi prendano sul serio. Sono abituata a non essere presa sul serio, ma solo la Anne "superficiale" ci è abituata e lo può sopportare, la Anne più "profonda" invece è troppo debole (...) Oh, vorrei tanto ascoltarli, ma non riesco, se sono silenziosa e seria tutti pensano che sia uno scherzo e devo salvarmi con una battuta di spirito, per poi non parlare dei miei familiari che pensano che io stia male, mi fanno inghiottire pastiglie per il mal di testa e calmanti, mi toccano il collo e la fronte per sentire se non ho la febbre, s'informano se sono andata di corpo e criticano il mio cattivo umore. Non sopporto, quando si occupano tanto di me, allora sì che divento prima sfacciata, poi triste e alla fine torno a rovesciare il cuore, giro in fuori la parte brutta e in dentro la buona e cerco un modo per diventare come vorrei tanto essere e come potrei essere se. nel mondo non ci fosse nessun altro".

mercoledì 26 gennaio 2011

Brasato al Barolo? No, al Nero d'Avola, Di Emanuele Pecheux

Il Brasato al Barolo è un gran secondo della tradizione dell' antico Piemonte.
Poichè una bottiglia di Barolo (vero), che, non dimentichiamolo, a ragione è universalmente riconosciuto come il re dei vini, oggi ha assunto prezzi stratosferici, potrebbe essere interessante una variante siciliana che vi propongo utilizzando, in luogo del Barolo, il Nero D'Avola che è un ottimo rosso molto strutturato.

Ingredienti per 6 persone:

1 chilo di carne di manzo (la parte migliore da utilizzare è lo scamone,
chiedete consiglio al vostro macellaio)
1 bottiglia di Nero d'avola (ottimo il Duca Enrico di Salaparuta che, di
regola, non supera mai i 13°)
½ bicchiere di Cognac (che sia cognac, anche non di grandissimo pregio,
non schifezze tipo Stock 84 o Vecchia Romagna, please)
2 cipolle
2 carote
½ sedano
2 spicchi di aglio
¾ chiodi di garofano
1 pezzetto di cannella
qualche bacca di ginepro (se non si trova, pazienza)
qualche grano di pepe nero (non peperoncino, por favor)
un mazzetto di erbe aromatiche: alloro, salvia, rosmarino, timo
Olio extra vergine di oliva
Un pizzico di sale grosso
Sale fino q.b.

Riso, minacce e timballi.



La peggiore minaccia che si possa fare ai miei coinquilini (sinonimo personale di famiglia) è: -"per pranzo ti faccio trovare riso in bianco, e almeno  per una settimana!". Io adoro il riso, in qualsiasi composizione, ma,  per loro il riso (e in bianco) è la cosa peggiore che possa capitare in tavola, peggio delle camicie non stirate e della mie assenze per l'ora di cena (eventualità che si verifica non  più di due volte l'anno, a causa di  accadimenti straordinari). I miei coinquilini, un maschio adulto e due femmine adolescenti,  non gradiscono nemmeno il risotto, per una forma di idiosincrasia per me tutt'oggi incomprensibile.
Pensare che il risotto (con gli asparagi, con i funghi, alla milanese) è uno dei primi piatti che ho provato a cucinare e imparato a preparare, anche abbastanza bene, ma, evidentemente, non tanto da far vincere l'avversione della  famiglia.
Stamane, per esempio, la minaccia del riso è riuscita a farmi risolvere un problema che necessitava della collaborazione del maschio adulto di casa  (leggasi adorato marito).
Unica eccezione al rifiuto è l'arancino di riso (che non preparo quasi mai) o il timballo (di riso, ovviamente).
Il timballo di riso l'ho ereditato da mia suocera, e, di conseguenza, il fatto dovrebbe essere già di per se una garanzia di sicura approvazione (vuoi mettere la cucina di mamma e nonna!). Mia suocera a sua volta lo ha acquisito dalla sua migliore amica, che per le femmine adolescenti (leggasi figlie adorate) è la famosa e affettuosa zia Vittoria.
La ricetta non è semplicissima, e mia suocera me l'ha insegnata dicendomi :-"Non posso spiegartela, devi guardare mentre la preparo". Per cui,   pazientemente, ho  guardato e imparato. 
Per un chilo di riso:
800 grammi di carne tritata
400 gr di piselli piccoli
una scatola da 250 gr di concentrato di pomodoro
mezzo bicchiere di vino rosso
una cipolla
sedano 
carota
3 uova
una scamorza bianca o mozzarella o altro formaggio filante
due o tre bustine di zafferano (se sapete dosarlo meglio quello sfuso da acquistare in drogherie specializzate)
olio di oliva extra
burro


martedì 25 gennaio 2011

L’Ultimo romanzo di Enzo Barnabà sarà presentato a Piazza Armerina

Il tour di presentazioni del nuovo romanzo di Enzo Barnabà tocca anche Piazza Armerina. Il libro si intitola “Il ventre del Pitone” ed è l’ultima fatica di Enzo Barnabà, scrittore, saggista, amante ed esperto dell’Africa. E’ la storia della Cunègonde e della sua odissea dalla Costa d’Avorio a Palermo. Una narrazione straordinaria che porta il lettore dentro l’Africa di ogni giorno, quella dove le abitudini tribali e l’economia globale convivono in un apparente equilibrio.
Cunègonde bambina, nata in piccolo villaggio ivoriano, si trasferisce con la famiglia in una grande città e lì si forma come persona e come donna, a contatto con gli aspetti più volgari dell’umanità della periferia del mondo, ma anche con le antiche tradizioni della sua gente, i riti stregoneschi, le superstizioni, le abitudini di un popolo sempre legato alla realtà tribale e agli antichi usi, nei quali riti animisti e dottrina cristiana si fondono e realizzano una spiritualità profonda e nuova.
Da questo mondo, nella speranza di un futuro migliore, Cunègonde fugge, intraprendendo un faticoso e pericoloso viaggio alla volta dell’Europa.

lunedì 10 gennaio 2011

sugo con i carciofi

I carciofi sono spinosi (tranne quelli romani, rotondi e senza aculei). Le spine rendono il loro sapore più gustoso, e il cuore particolarmente tenero. Il sugo con i carciofi è ottimo per condire la pasta, possibilmente corta. Le mezze penne lisce, i fusilli o i tortiglioni non avranno nulla da ridire.
La preparazione, a parte la scocciatura di pulire i carciofi, non è particolarmente laboriosa, ma la cottura è piuttosto lenta.
4 carciofi con le spine
una cipolla piccola

martedì 4 gennaio 2011

La Bagna Cauda di Emanuele

Nelle fredde giornate invernali questa antica ricetta della tradizione piemontese è da provare.


Ingredienti e dosi per 4 persone:
250 g di olio di oliva, meno di 50 gr. di burro o panna da cucina, 250 g
di acciughe sotto sale, da 2 a 4 teste d'aglio, 3 dl di latte intero
(meglio se fresco)