Pocapaglia, piccolo paese di quelle Langhe, mirabilmente descritte da Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, è nota soprattutto per le rocche, voragini e burroni in mezzo ai quali si ergono torri naturali di tufo, che rendono il paesaggio, come scriveva Italo Calvino, fiabesco.
Qui ancora si raccontano leggende di strani personaggi ai quali venne attribuita la causa di alcuni fatti inspiegabili.
Qui si racconta ancora la leggenda della Masca (strega, in dialetto) Micilina, una donna vissuta trecento o quattrocento anni fa.
Secondo la leggenda era piccola, deforme, piena di bitorzoli, con la bocca sdentata, e camminava curva, aiutandosi con il bastone, con cui disegnava strani mulinelli pronunciando parole misteriose.
Una sorta di Befana ante litteram, insomma.
I compaesani l'accusarono di avere un flusso malefico e di essere una jettatrice, al punto che sarebbe finita tra le maglie dell'Inquisizione, processata e condannata al rogo.
La leggenda della masca Micilina, in realtà è un pretesto per spiegare come alcune rocche sarebbero impregnate dal ROSSO del sangue della poveretta.
La premessa apparentemente sta come i cavoli a merenda: è solo un pretesto per introdurre la ricetta della carne cruda alla langarola, o all'albese, o alla piemontese, scegliete voi, che vi avevo annunciato, che vado a descrivervi:
Fatevi macinare direttamente dal macellaio 500 grammi di coscia di vitello. Deve essere magrissima e mondata di tutte le pellicine. Polpa pura e senza grasso.
E' la quantità ideale per 4 persone.
Importante: la suddetta operazione deve avvenire in un tempo il più vicino possibile a quello del consumo della carne.
Ponete la carne tritata in una terrina, unite 6 spicchi d'aglio schiacciati e quindi l'olio d'oliva (circa dieci cucchiai): amalgamate bene in modo che l'olio venga assorbito dalla carne la quale non deve essere nè troppo unta nè asciutta.
Aggiungete sale e pepe nero (dev'essere nero e macinato al momento) e infine il succo di 2 limoni.
Rimescolate ancora e prima di servire togliete gli spicchi d'aglio.
La carne deve conservare il suo colorito ROSSO tendente al roseo: ecco perché dovete servirla subito, non appena avete messo il limone, infatti quest'ultimo tende a "cuocerla" e a renderla grigia.
E' un'antipasto appetitoso a basso contenuto calorico, da non confondere con lo steak-tartare che è cosa divesa.
Occorre accompagnarlo con un vino ROSSO. L'ideale è il Dolcetto d'Alba.
Il ROSSO, colore tipico delle Langhe, è ciò che unisce la leggenda delle Masche a questa ricetta.
EP
1 commento:
Che meraviglia! Meno male che ogni tanto ti ricordi di me, e dei secondi, che languono. Bacioni
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